martedì 14 aprile 2009

Rapporto_11_04_2009

Appuntamento ore 8:30 nei pressi della cornetteria di Torre Spaccata: destinazione Camp Barberini. Arrivo alle ore 9:30, sigaretta e attesa del resto del Plotone Falchi. Dopo le procedure di vestizione ed armamento, siamo pronti a scendere in campo. Sole caldo. Vento assente. Prendo l'AK, il glorioso e tanto desiderato Kalashnikov. La mia prima volta. Iniziamo in attacco: subito morti. Poi difesa, va un pò meglio. Capisco che se sto appostato in difesa, mimetizzato nella natura, riesco ad essere più utile al mio plotone. Viceversa, quando attacco sono ancora troppo scoperto. Ed ho serie difficoltà ad abituarmi a vedere attraverso il reticolato della maschera protettiva.
Dopo un paio d'ore, la mira è migliorata alquanto, in difesa mi accorgo di essere migliorato, mentre in attacco continuano i problemi. La compagna sovietica Tuzza mi dà molti consigli. Ora siamo scesi al fiume prosciugato: le pietre del letto danno parecchio fastidio. Ore 14:05, ci si accapa per il pranzo al sacco. Seduto all'ombra, ammiro la bellezza della natura circostante, i colori degli alberi, la forma della gola. Dopo pranzo, arriva il mio momento di gloria. Nascosto dietro uno scoglio, posto sull'interno della curva del fiume, e a circa 5 metri dallo sniper, riesco a colpire ben quattro nemici. Finalmente anche per me è arrivato il momento di qualche piccola soddisfazione!
Giunti in un punto inesplorato del fiume, dove i detriti chiudono il corso, decidiamo di ritornare alla base anche perchè siamo a un'ora e mezza dal tramonto. La ricognizione è alquanto faticosa per chi, come me, non è molto allenato. Il supporto di J-Mat diviene fondamentale in questo frangente, caratterizzato anche dalla necessità di idratarsi.
Raggiunto il campo base in meno di un'ora, ci allontaniamo dal campo con le autovetture.

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